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Fernandez Anaya: quando la sportività conta più di una vittoria


Fernandez Anaya, spagnolo mezzofondista e specialista di cross, è un atleta di 24 anni con poche chance di entrare a far parte dell’èlite nazionale di specialità. Abel Mutai, keniano, ha vinto la medaglia di bronzo nei 3 mila siepi lo scorso anno a Londra, uno dei più forti al mondo. Una bella differenza fra i due. Eppure, lo spagnolo ha sfiorato la vittoria contro il keniano. Anzi, ha deciso di non batterlo a pochi metri dal traguardo.

Un esempio di quando il fair play, supera anche i confini finora conosciuti del fair play. L’accaduto ha impiegato un pò a varcare i confini nazionali, quelli spagnoli, lo stesso El Pais ne ha parlato quasi due settimane più tardi. Un gesto di cui, purtroppo, si è detto poco. Il fatto risale al 2 dicembre scorso, durante il cross di Burlada in Navarra.

Il keniano Mutai è il grande favorito e la sua performance rispetta le attese: gara dominata e finale solitario e trionfante verso la linea del traguardo. Sul rettilineo d’arrivo, l’atleta rallenta il passo, saluta il pubblico e raccoglie la meritata ovazione, per godersi a pieno la vittoria. Ma c’è un picoclo problema: Mutai ha fatto male i calcoli, la linea del finish è un pò più in là di quello che crede, ma non se ne accorge. Dietro di lui, giunge di gran carriera Fernandez Anaya, che vede così la possibilità della grande occasione. Forse, addirittura l’occasione della vita. Una vittoria in un cross internazionale che lo proietterebbe nella squadra spagnola per europei e mondiali di corsa campestre. Grande traguardo, per lui che è stato campione nazionale sui 5 mila nella categoria Promesse, ma che ha poi condotto sempre una carriera da atleta mediocre.

Ma Anaya non pensa a tutto questo, in cuor suo sa che Mutai merita quella vittoria, è lui il vincitore e si sentirebbe di rubargliela se lo sorpassasse. Così, una volta giunto alle spalle del keniano, non lo sorpassa e quasi lo spinge a raggiungere il traguardo. Mutai vince, Anaya è secondo.

Lo spagnolo a fine gara ha dichiarato che Non è la vittoria la cosa più importante, io ho fatto quello che dovevo fare. Il giovane Fernandez è uno studente universitario e sa che non potrà mai vivere di atletica. Per gli europei di specialità non è stato convocato e, molto probabilmente, non farà parte nemmeno della spedizione spagnola per i mondiali di cross, che si svolgeranno in Polonia il 24 marzo. 

Un gesto di grande sportività il suo, come non se ne erano mai visti. Il suo allenatore dice che non lo avrebbe fatto, ma riconosce la bellezza di tale comportamento. Ciò che ha fatto – ha spiegato – lo ha reso un uomo migliore, non un atleta migliore. Ha perso un’occasione.

Un gesto che molti addetti ai lavori non hanno condiviso. Perchè non sempre vince il più forte: spesso a vincere è il più scaltro, il più preparato, il più attento, il più concentrato. Questo è il bello dello sport. Ma è altrettanto vero, che ogni atleta è libero di gestire e interpretare la gara come meglio crede. Anche questo è il bello dello sport.

Marco Ceste